Ci sono circa 7.000 lingue parlate nel mondo, e ognuna è composta di suoni, parole e strutture diverse.
Le nostre lingue possono plasmare e direzionare il modo in cui pensiamo? Come possiamo stabilire se persone che si esprimono in lingue diverse, interagiscono in modi differenti con il mondo, proprio a causa della struttura della lingua?
I ricercatori del laboratorio di scienze cognitive dove lavora Lera Boroditsky hanno analizzato come il linguaggio modella le dimensioni più fondamentali dell’esperienza, quali spazio, tempo, causalità e rapporto con gli altri.
Lera Boroditsky introduce il contesto della sua ricerca riportando, nella versione italiana del suo articolo del 2011 (cf. Le Scienze, "Linguaggio e pensiero", aprile 2011) quanto segue:
Negli anni trenta i linguisti statunitensi Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf, avevano studiato come variano le lingue e avevano ipotizzato che lingue diverse potrebbero far pensare in modo differente. All’inizio l’ipotesi era stata accolta con entusiasmo, ma c’era un problema: l’assenza quasi totale di prove. Verso gli anni settanta l’ipotesi di Sapir-Whorf è stata abbandonata per teorie secondo cui linguaggio e pensiero sono universali. Di recente però sono emersi nuovi riscontri empirici a sostegno dell’ipotesi secondo cui le lingue plasmano il pensiero. Queste nuove prove ribaltano il dogma ormai decennale sull’universalità e generano idee affascinanti sulle origini della conoscenza e la costruzione della realtà.
Sempre nel suo articolo (tradotto e pubblicato in italiano nelle Scienze) Lera Boroditsky riporta vari punti di vista linguistici con un esempio:
Poniamo che voglia dirvi: «Ho visto Zio Vanja sulla 42ma strada». Nella lingua mian, parlata in Papua Nuova Guinea, il verbo che ho usato rivelerebbe se l’evento è accaduto poco fa, ieri o in un passato lontano. In indonesiano, invece, il verbo nemmeno ci direbbe se è già accaduto o se sta per verificarsi. In russo rivelerebbe il mio genere. In mandarino dovrei specificare se lo zio è quello materno o paterno e se è mio parente di sangue oppure acquisito, perché ci sono parole differenti per questi vari tipi di zio (è un fratello della madre, come chiarisce la traduzione in cinese). E in piraha, lingua parlata in Amazzonia, non potrei dire quarantaduesima, perché non ci sono parole per numeri esatti, ma solo parole per «pochi» e «molti».
Questo è il suo TedTalk del 2011 intitolato La nostra lingua influenza il modo in cui pensiamo (è in inglese ma si possono scegliere i sottotitoli anche in italiano)
Qualche riferimento aggiuntivo
Podcast - Mindscape, "Lera Boroditsky on Language, Thought, Space, and Time", in inglese - Hidden Brain, "Lost in Translation", in inglese (al minuto 3:27 Lera Boroditsky pronuncia il suo nome in russo: imperdibile)
Articoli scientifici sul tema, pubblicati da Lera Boroditsky in inglese - Language and the Brain, Science, 2019 - How Language Shapes Thought, Scientific American, 2011 (l'originale dell'articolo riportato sopra in italiano)
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