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Come te e me

La prima volta che ci siamo incontrate è stata sulle piste da sci. Mi sembra avessi sei anni. Lei che mi parla e racconta, e io che annuisco.


Poi negli anni i ruoli ogni tanto si sono capovolti.


La seconda volta che ci siamo incrociate è stato d'estate, a un corso di lingue e sport. Guardiamo le nostre fotografie e scopriamo di esserci già frequentate.


Da allora, non ci siamo più perse di vista.


L'adolescenza ce la raccontiamo tutti i giorni al telefono. Appena conseguita la patente dell'automobile, è arrivata per portarmi a fare un giretto. Nel cruscotto aveva messo le cassette musicali di Martika, Spagna e Beverly Craven. Scegli tu, mi dice.


Un giorno mi chiama dall'Australia e mi metto a gridare al telefono. Ma si sente benissimo.


La chiamo prima di partire per Parigi per tempo indeterminato, impaurita e in lacrime, e lei mi sprona con tre parole.

Sono la sua testimone di matrimonio e lei prepara un bouquet di fiori per me. Mi mette in braccio sua figlia neonata e rimaniamo in silenzio.


Inizia il collegamento skype. Una sua allieva mi aveva chiesto di informarla riguardo un tipo di esercizio che non poteva eseguire. Tanto vi sentite spesso, non ti fa niente? Sicuro, glielo dico io, avevo risposto.

Ma mi sono dimenticata. Non siamo sole, lei è concentrata e sta già iniziando con il primo esercizio.

Mi rimprovero.


Poi realizzo che ci è già arrivata da sola.

Oggi le ho chiesto se mi ha letto nel pensiero. Ride e dice che sa osservare.


Se abbiamo litigato in tutti questi anni? Certamente.


Guarda che luna c'è.


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